Bosko e Admira
Testo e musica di Carlo Audino
Bosko, dimmi che ti succede sono qui tra le tue braccia Sono la tua Admira: ti sto stringendo la mano, forte Distesi in terra di nessuno il nostro sogno vola lontano oltre il cecchino che ci sta ancora mirando Ma non ci fermerà questa stupida guerra, no non ci fermerà e poi si correrà fra bambini che giocano e prati e cavalli che corrono Guardami e dimmi che mi ami ancora guardami no, non devi aver paura amore Amami qualunque cosa accada, amore amami così forte stringimi la mano Le nostre anime si son legate e non verranno mai separate così gli amanti del mondo sapranno che non si uccide l'amore Ma non ci fermerà questa stupida guerra no, non ci fermerà e poi si correrà fra bambini che giocano e prati e cavalli che corrono Guardami e dimmi che mi ami ancora guardami no, non devi aver paura amore Amami qualunque cosa accada, amore amami così forte stringimi la mano tu
Approfondimento
Un giorno di Maggio del 1993 rimasi colpito da un articolo di un giornale riguardante la storia di due ragazzi di circa venticinque anni che, decisi a realizzare il loro sogno d’amore, pianificarono di fuggire dalla città che li aveva visti crescere ma che non offriva loro alcuna prospettiva di futuro, visto che Sarajevo era lacerata da una guerra etnica già da parecchio tempo. Lui (Boško Brkic) serbo ortodosso e lei (Admira Ismic) musulmana decisero così di fuggire il 19 Maggio 1993 con pochi bagagli e tanto amore. Arrivati sul ponte Vrbanja vennero colpiti dai colpi dei cecchini serbi. Boško morì quasi subito mentre Admira, inizialmente solo ferita, si avvicinò al corpo dell’amato finchè non venne uccisa anche lei. Ricordo che leggendo quell’articolo e vedendo la foto dei due ragazzi, miei coetanei, stesi per terra con accanto le due borse con il loro futuro dentro, mi misi a piangere (come anche adesso che sto scrivendo queste poche righe di approfondimento del brano). Come facevo (e faccio) spesso in questi casi, presi la chitarra e immaginai di trovarmi li, steso sul ponte Vrbanja, nei panni della povera Admira, che prende la mano di Boško ed innalza il potere dell’amore ben oltre le teste dei cecchini dal cuore di pietra. Lei sussurra, ma ogni tanto trova le energie per gridare con forza l’Amore. L’immagine paradisiaca del correre su prati verdi tra bambini che giocano e cavalli che corrono vuole sottolineare la ultraterreneità dell’amore.
Aspetto tecnico
Il sassofono da al brano un tocco di donna matura che potrebbe rappresentare la stessa Admira che in un ipotetico futuro si volta a contemplare il suo passato. Il bravissimo Carlo aveva inizialmente eseguito un take col sassofono contralto ma io ero fortemente intenzionato a mantenere fede al mio progetto mentale che vedeva un tenore, il cui suono mi fa sempre pensare a voci graffiate di donne mature come Mia Martini, Loredana o anche Fiorella Mannoia e Tina Turner. I rilanci sugli incisi si muovono in maniera onomatopeutica con la forza della donna che grida (nelle strofe invece sussurra al suo uomo) l’amore che vuole essere più forte di quello che sta accadendo fisicamente. Infatti soprattutto nel secondo rilancio sono stati esaltati i tappeti di rilancio di organo e chitarre distorte. A proposito di organo, è stato scelto, soprattutto per l’inizio, un organo stile “A whiter shade of pale” di Procol Harum poichè poco prima di iniziare la registrazione è venuto a mancare un mio caro amico poeta e musicista di Velletri, Gianni M., che adorava questo brano e in suo onore ho scelto questo suono.